Categoria: Meet the Foxes

Meet the Foxes – Ester

Oggi intervistiamo la mascotte dei Red Foxes. Potreste aspettarvi una volpe, invece è un cane che si crede una volpe e che tutti i bambini (e gli adulti) della squadra adorano:

vi presentiamo Ester, che per la prima volta rilascia un’intervista.

Ho conosciuto i Red Foxes perché papà ne fa parte dal gennaio 2014, molto prima che io nascessi il 22 maggio 2021.

Mi piace correre con la squadra e controllarli mentre fanno il riscaldamento; rubare guantini dalle tasche dei pantaloni, soprattutto a Carlos, siete avvisati; ho un fiuto molecolare per la pizza di qualsiasi tipo, sgranocchiare le palline vecchie e rotte che papà mi regala quando trovo quelle nuove, dimenticate in giro per il campo, insieme ai miei amici Book e Ralphy.

Ogni volta che le restituiamo papà ci dà del cibo oppure ce ne regala una rotta e io la mastico fino a vedere di quanti strati è fatta.
Poi papà ci mette un sacco a fare la doccia così mi porta una valigia. E io adoro farmi un pisolino lì dentro tra i vestiti sporchi e quelli puliti mentre lo aspetto per ore e ore.

Mi piace quando al campo si fa il barbecue dopo le partite o gli allenamenti ma non mi piace quando ci sono gli HOT DOG: hanno un buon profumo ma mi fa strano, non sono mica CANnibale! Non sarei un buon CANE maSCOTTe.

Mi piace il mare, il lago, la piscina, dovunque io possa nuotare.
Sono campionessa di arrampicata sul piano cucina.
Oltre al baseball mi piace ovviamente il CANottaggio. Ballo preferito il CAN CAN.
Non mi piace quando papà mi lascia nel dugout e non lo vedo.

I miei personaggi preferiti sono Tucker, la mascotte dei Mariners, Can Yaman per la tv, Brad Pitbull per il cinema, Joe Cocker per la musica. Ascolto il rock che mi fa star bene, i Beatles mi tengono compagnia quando sto da sola a casa e armonizzo automaticamente con Penny Lane, non so perché, mi viene naturale cantarla.

Quando sento che sto andando al campo non riesco a trattenere l’emozione.
Fin da piccola, da quando avevo 4 mesi, papà mi ha portata agli allenamenti. Da allora ne ho rotti di ganci di metallo, strappati guinzagli e mordicchiato pettorine fino a liberarmi per correre da papà. Se adesso è un esperto responsabile di campo lo deve a me che ho 1001 modi di evadere. Sarà per questo che stiamo a Rebibbia?
Al campo devo sempre controllare che stia bene mentre gioca e ormai capisco quando fa un punto e sento la sua felicità. Ed è anche la mia, perché così torna da me.

Ho il comando “casa” per rientrare dalla passeggiata e sto imparando il giro delle basi e qual è “casabase”. Faccio quel che posso e posso fare tutto se mi alleno. Sto studiando anche agility in un centro cinofilo. D’altra parte in inglese fare è do e basta aggiungere una g per dire dog e can è potere e io sono un can-e quindi posso e ce la farò.

Meet the Foxes – Diego Petrozza

Arriva da Bollate per apportare alla nostra squadra la sua esperienza con più di 30 anni nel baseball. è il turno di conoscere Diego, soprannominato “Dieguito”.
 

Nome e Cognome:
Diego Petrozza
#: 23
Luogo e data di nascita:
Bollate (MI) 15/02/1978
Walk On Music:
Misirlou (Pulp Fiction)

Sicuramente l’aspetto mentale: è uno sport fatto di statistiche, strategie e dove le variabili sono imprevedibili, è decisamente snervante, quanto soddisfacente! Ahahah

Il doppio aspetto di gioco di squadra e giocata singola (es. in battuta): questo sport insegna che nessuno gioca da solo, ma una squadra è formata da singoli che insieme creano un legame che porta alle vittorie, oppure a lavorare più intensamente sulle sconfitte, non si smette mai di imparare!

Ultimo ma non ultimo, l’aspetto fisico o atletico: a questo sport non interessa se sei alto o basso, magro o in sovrappeso, veloce o lento; se il contributo è utile e produttivo alla squadra, you’re in!

Come il 99,99% dei bambini in Italia cominciai col calcio, purtroppo avevo buone gambe ma i piedi ‘quadrati’. Poi alle medie trovai un compagno di classe che giocava a baseball; un giorno mi chiese: “vuoi venire a provare?” e così giocai per oltre 30 anni (forse con scarsi risultati, ma sempre tanta passione ahahah).

Dopo che con la mia compagna di vita Maluè ci siamo trasferiti vicino Roma, ho provato a cercare qualche realtà amatoriale che avesse anche il giusto appeal agonistico (anche perché per il baseball giocato mi reputo ormai preistorico ahahah), così scoprii con piacere i Red Foxes, che nelle 3 differenti squadre, hanno persone provenienti da tutto il mondo (Usa, Giappone, Australia, Venezuela, Colombia, Filippine, etc…), un melting pot incredibile, ognuno con la propria storia ma con una passione comune, questo meraviglioso sport.

Mi piace lo Sport in generale, come la vita è fatto di fatica e soddisfazione e ammiro ogni atleta che abbia speso la propria vita per raggiungere, contro tutto e tutti, il supremo obiettivo di essere il migliore nella propria disciplina. Dovendo scegliere, sicuramente il mio atleta preferito è Ichiro Suzuki!

Credo sia il sogno comune di ogni sportivo, cioè essere determinante in ogni situazione! Ovviamente non succede sempre, ma quando avviene è il sogno che diventa realtà.

Meet the Foxes – Luca Villanova

Un nuovo meet the foxes ci presenta Luca, che ha cominciato da poco la sua avventura nelle volpi.
Scopriamo insieme come è arrivato ad indossare la casacca bianca (con le maniche rosse).

Nome e Cognome:
Luca Villanova
#: 79
Luogo e data di nascita:
Roma, 23/08/1980
Walk On Music:
The War – Syml

La ricerca della perfetta sincronizzazione tra i membri della squadra.

Ho sempre avuto l’idea di imparare a giocare a baseball/softball in mente, purtroppo la pocadiffusione di questo sport in Italia non incoraggia a praticarlo, ma appena è venuto il mio momento, ho iniziato a giocare!

Per l’idea di inclusività e partecipazione che il club cerca di trasmettere.

Arnold Schwarzenegger o Carlo Pedersoli, due atleti che hanno raggiunto grandi risultati sportivi ma che hanno avuto successo anche in altri campi: sono convinto che l’iniziale formazione sportiva sia stato un vero volano per il loro seguente sviluppo personale/professionale.

Al momento, riuscire a giocare degnamente un’intera partita di baseball/softball!

Meet the Foxes – Alessandro Savino

Alessandro si presentò al campo senza aver mai giocato prima, dicendo: “Voglio fare il lanciatore”. Venne accolto dallo scetticismo generale, ma tanti allenamenti dopo è diventato un lanciatore di punta della nostra squadra. Tutti lo Conoscono come “Cavallo”, pazzo per La magnifica dedizione con cui ha raggiunto un suo sogno.

Nome e Cognome:
Alessandro Savino aka “Cavallo”
#: 52
Luogo e data di nascita:
Roma, 11/08/1990
Walk On Music:
Beliver – Imagine Dragons

Mi sono appassionato a questo sport proprio per il ruolo del lanciatore e per chi mi ha visto entrare in squadra sa che ho questo pallino fin dal principio. Penso che il gioco scacchistico che ogni volta si instaura tra la batteria difensiva ed i battitori sia l’aspetto che preferisco del bb/sb

Amo gli anime, principalmente gli spokon (anime sportivi). All’epoca mi ero appassionato di questo cartone animato chiamato Ace of Diamond, un capolavoro (se non ne siete a conoscenza vi consiglio di trovarlo e gustarvelo puntata per puntata). Beh, dopo aver finito la prima serie dell’anime, con dei miei amici, abbiamo cercato nella capitale una società che facesse al caso nostro. Trovammo i Red Foxes dopo aver scartato realtà sportive incompatibili con il gruppo che eravamo.

Come detto sopra eravamo un gruppo di ragazzi e ragazze ed i Red Foxes erano l’unica società amatoriale mista, una realtà unica nel suo genere a Roma.

Non credo di aver un atleta preferito, non ho mai seguito molto gli atleti come fan degli stessi ma in quanto fan dello sport praticato.

Però se devo sbilanciarmi e dirne uno, o due, nominerei i fratelli Garzia che sono per me una fonte di ispirazione e un traguardo a cui aspiro.

Attualmente quello che vorrei più di ogni altra cosa è poter competere per una maglia della nazionale italiana di fast pitch, purtroppo dopo l’europeo a cui ha partecipato l’ex capitano dei Red Foxes non ho più sentito parlare di una squadra nazionale italiana maschile.

Per questo al momento mi accontento di ambire a vincere un torneo amatoriale “maggiore” con i Red Foxes. In tutte le competizioni a cui ho preso parte come membro attivo della squadra e non come tifoso dagli spalti abbiamo raggiunto molte finali senza mai salire sul gradino più alto del podio.

Meet the Foxes – Fabio La Scalia

Fabio detto Groucho (in onore di Groucho Marx), ci racconta come è diventato parte dei Red Foxes, prima come giocatore e nell’ultimo anno anche come coach dei Little Foxes.

Nome e Cognome:
Fabio La Scalia
#: 80
Luogo e data di nascita:
Roma, 06/10/1980
Walk On Music:
AC-DC – Thunderstruck

Mi piace giocare, divertirmi, fare attività sportiva e di sport ne ho provati tanti, a vari livelli, ma adesso, come allora, credo che fossero tutti dei surrogati. Nemmeno nella seconda migliore squadra liceale di pallavolo di Roma ero davvero appagato. Il baseball è per me una propensione naturale. Di questo sport mi affascina tutto anche le mille regole che hanno finemente cesellato il gioco ma c’è un aspetto che considero il fulcro: il concetto di sacrificio. Per i profani si tratta di quella battuta che viene presa al volo ma che permette al corridore in base di avanzare fino al punto. In pratica è ottenere il meglio per la squadra pur avendo ricavato per sé l’eliminazione. È sacrificare un pedone per andare a scacco. È affascinante come possa essere allegoria della vita: dare un senso anche al male in modo che tutto concorra ad un bene più grande, che è più importante del gesto tecnico personale. Credo sia qualcosa di unico nello sport.

Quello per il baseball è stato un amore a prima vista, un colpo di fulmine prima grazie ai cartoni animati Mr. Baseball, Pat la ragazza del baseball, Tommy, la stella dei Giants, Touch e poi proseguito con i manga di Masanori Morita (Rookies) e Mitsuru Adachi. Ma come spesso accade per le migliori vicende sentimentali della tradizione letteraria, era un amore in quel momento impossibile, osteggiato da entrambe le parti: nessuno dei miei parenti mi sapeva dare informazioni a riguardo, figuriamoci accompagnarmi a cercare una squadra di coetanei, mentre nel frattempo quasi tutti i campi storici venivano cancellati dall’asfalto dei parcheggi e dei capolinea degli autobus in tempo per i mondiali di calcio del 1990. Una storia triste? No, perché ha avuto un lieto fine, come potete vedere!

Ho iniziato a giocare a baseball/softball un giorno che può sembrare a caso, ma immagino non sia così. Serviva il momento opportuno, a conclusione del mio percorso di studi, forse, quando potevo metterci tutto l’impegno possibile senza avere rimorsi o rimpianti. Era il 5 gennaio 2013 quando il nostro Presidente, tra un aperitivo e uno spettacolo di burlesque, mi disse all’improvviso senza sapere quasi nulla di me se non che ho studiato il cinema e che amo il Giappone: – Sai, oggi sono davvero felice, perché sono riuscito a coinvolgere un allenatore storico della nazionale italiana di baseball, che ha giocato anche in America. Mi sento euforico! -. Da lì una raffica di domande ovvie da parte mia, che si è conclusa con un invito alla prova che spero non si sia mai pentito di avermi fatto. Non potevo ricevere regalo migliore da quella Befana inaspettata! Ogni volta che prendo il guantone in mano non faccio che ringraziare quella frase estemporanea.

Per fare sport serve un certo fisico, quindi la mia scelta è caduta su Albert Einstein: il suo libro “Come io vedo il mondo” è stato un faro della mia crescita. Battuta a parte, il resto è tutto vero. Ma vi devo mito davvero sportivo, per cui…

Il mio modello di sportivo è Bruce Lee: determinazione a migliorare se stesso e lo sport scelto andando anche contro regole e tradizioni ancestrali; ricerca di soluzioni anche innovative andando a carpire da qualsiasi disciplina da combattimento (aveva addirittura chiesto al fratello minore Peter di dargli lezioni di scherma occidentale). È un approccio a 360º che cerco di mettere in ogni cosa che faccio. E poi mi ricorda che la rivoluzione non è mancanza di rispetto per la tradizione, è il più grande gesto di amore per la sopravvivenza dello sport che adori.

Il sogno principale ovviamente è di vincere un torneo da protagonista con la squadra, ma il sogno personale è di fare un homerun in gara ufficiale per chiedere alla mia fidanzata di sposarmi e dimostrare così che i limiti sono valicabili, che gli ostacoli si superano, che non c’è nulla di impossibile se ci si mette amore, passione, determinazione e spirito di sacrificio.