LA VOLPE DELLA FORTUNA

di Ignazio Gori

Dopo Bob Gibson vorrei proseguire questo mio percorso commemorativo, in chiave “volpesca”, ricordando un altro mito del nostro mondo sportivo. È trascorso quasi un anno infatti (11 Febbraio 2020) dalla partenza di Katsuya Nomura per la “terra dell’eterna primavera”. Nato a Kyōtango, nella prefettura di Kyoto, nel 1935, Nomura-san è considerato forse il più grande catcher della storia del baseball nipponico. Nella sua lunga carriera da giocatore, durata ben 27 stagioni (sic!), dal 1954 al 1980, indossando le casacche dei Nankai Hawks, Lotte Orions e Seibu Lions, Nomura ha tenuto una media al box di .277, collezionando 2901 valide e 1988 RBI’s. I premi individuali sono innumerevoli: 5 volte MVP della Pacific League, Tripla Corona nell’anno di grazia 1965, ben 19 volte (doppio sic!) inserito nel “Best 9” della stagione NPB e due “Japan Series” conquistate con la maglia degli Hawks, nel 1959 e nel 1964. L’induzione nella Hall of Fame del Sol Levante è arrivata obbligata nel 1989. Ma il nostro eroe si è fatto valere anche come ottimo manager portando al titolo gli Yakult Swallows di Tokyo ben tre volte: 1993-‘95-‘97. Sarebbe inutile aggiungere quanto questo campione sia amato nel suo paese, ma a questo punto gli amici Red Foxes si staranno chiedendo: e la volpe cosa c’entra?

La volpe (“kitsune” – 狐) nella mitologia giapponese, a causa della sua straordinaria arguzia, è creduta capace persino di poteri soprannaturali, tra i quali mutarsi in donna: a volte benevola, altre ingannatrice. Più una volpe diventa vecchia e saggia, più code le vengono ritratte nell’iconografia mitologica, fino a un numero di 9, il massimo grado di saggezza. E non sono forse 9 i giocatori di baseball, di softball? E non sono forse 9 gli inning? Questo è uno sport trascendentale, l’ho sempre detto.

Ma non è tutto.

Le volpi sono inoltre considerate le messaggere di Inari, la divinità della buona fortuna, della fertilità e del successo terreno. Accattivarsi una volpe potrebbe significare ricevere benevolenza da Inari. La statua di una volpe è presente davanti al santuario shintoista di Fushimi Inari-taisha a Kyōto. Si dice (ma anche questa è una leggenda? A noi “volpi rosse” piace credere di no!) che Katsuya Nomura – il quale era molto giudizioso, provenendo da una famiglia povera e avendo avuto un’infanzia molto difficoltosa – si recasse all’inizio di ogni stagione sportiva a rendere omaggio a questa statua. Evidentemente deve avergli portato fortuna, se pensiamo ai 657 “pepitoni” buttati fuori in carriera: quinto fuoricampista di SEMPRE dietro il divino Sadaharu Oh (che in quanto divino non conta), Hank Aaron, Babe Ruth a Willie Mays.

Tutti le “volpi”, almeno una volta nella vita, dovrebbero visitare in pellegrinaggio affettivo il santuario di Fushimi Inari-taisha a Kyōto, il principale dedicato al kami (divinità) Inari, un luogo decisamente magico, per riflettere e sognare. In buon auspicio per un anno propizio e soprattutto sereno, e in attesa di una qualche ufficialità per la stagione del softball amatoriale 2021, da neo “Red Fox” anche a me piace pensare, come Nomura-san, che una Volpe Celeste possa vegliare sulla nostra tana, anzi, sul nostro diamante, infondendoci arguzia, temperanza e salute.

 

(Fonti delle immagini: la foto di copertina è tratta da doraemonmon.tumblr.com. La foto intra-articolo è tratta da animeclick.it)