Essere una “volpe”. Ricordando Gibby.

di Ignazio Gori

Il “nickname” è importante in tutto il cosmo sportivo di derivazione anglosassone, è una identificazione a volte territoriale, a volte filosofica, culturale, altre ancora di mero rimando citazionistico, passionale. La prima volta che ho sentito parlare, qualche anno fa, di un club a Roma di softball amatoriale chiamato “Red Foxes” la mia mente è partita, per deformazione professionale, alla ricerca di tutte le squadre nel mondo del baseball o del softball che avessero questo simpatico nomignolo scritto sulla casacca. Sul momento non mi sovvenne nulla, ma sapevo di aver già incontrato i “Foxes” da qualche parte, come un ronzio che non abbandona il ricordo. Mi è tornato in mente solo lo scorso 2 Ottobre, quando a 84 anni ci ha lasciati uno dei più grandi lanciatori di sempre, Bob Gibson, leggenda dei St. Louis Cardinals, con i quali ha vinto da MVP 2 World Series, nel 1964 e nel 1967, aggiungendo 1 MVP della National League, 2 Cy Young Award e 9 Golden Gloves … un carriera immensa che gli è valsa l’elezione nella formazione del secolo stilata dalla MLB. Ora vi starete chiedendo: cosa c’entrano le “volpi”? C’entrano eccome, perchè prima di essere un “cardellino”, il compianto Bob è stato soprattutto una “volpe”. Nel 1957 infatti i Columbus Foxes (foto in basso, Gibson in seconda fila, il secondo da destra) di Classe A (1) erano affiliati proprio ai St. Louis Cardinals, i quali convocarono in prima squadra l’asso di Omaha ancora indeciso tra il baseball e la pallacanestro, nella quale eccelleva a tal punto da ingolosire i mitici Harlem Globetrotters. Per nostra fortuna, Bob scelse il diamante entrando nella Leggenda. Ma tornando alle Volpi, la squadra di Columbus si sciolse nel 1958, l’anno successivo la dipartita di Gibson, dopo cinquant’anni di permanenza, a diversi livelli, nelle “minors”, non senza però aver portato in bacheca 6 titoli di lega.

La volpe è un animale sinonimo di scaltrezza, furbizia, velocità, prontezza, istinto … abilità fondamentali, quasi formative, nel gioco del softball e del baseball, qualità le quali, coadiuvate da lealtà e fierezza, fanno dell’essere una “volpe” quasi un “ikigai”, concetto profondo e centrale nella lingua e cultura giapponese, ovvero una “ragione di essere”. Entrare in un club, in un gruppo che condivide una passione, è come entrare in una nuova famiglia, sensibilizzarsi a un sentimento comune, alla storia di quel club, e di rimando alla sua origine nominale.

Ho voluto salutare a modo mio questi nuovi amici e compagni di squadra, raccontando una pillola di storia “volpesca”, in augurio a un nuovo anno e una stagione sportiva all’insegna del divertimento e della condivisione. Non solo vecchi lupi dunque a Roma, ma anche giovani volpi hanno trovato la tana! So Red Foxes, keep enjoying! 

 

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(1) All’epoca le squadre minori erano divise in Classe A, B, C, D. Dunque la Classe A corrispondeva all’attuale Triplo A

(le immagini sono tratte da www.jrsbullpen.com)